MOXA
La parola “moxa”, che letteralmente significa “erba che brucia”, intende fare così riferimento ad un’antica pratica della Medicina Tradizionale Cinese nella quale veniva sfruttato, per il suo potere curativo, il calore generato dalla combustione di un erba in particolare, l’Arthemisia vulgaris.
Se ne ha menzione già nel VII secolo a.C., in epoca Zhou; tuttavia ben più antico sembra essere il suo impiego a scopo terapeutico. Già al tempo di Huang Di, l’Imperatore Giallo, il cui regno si perde nel mito (2697 a.C.?) queste esche di erba essiccata venivano chiamate “bastoncini magici”.
Note infatti erano le sue proprietà terapeutiche liberate al momento della combustione in concomitanza con l’efficacia data da un calore molto elevato, 500-600 C °. L’Artemisia, una volta essiccata, veniva pestata in un mortaio e preparata in due diversi modi che consentono ancora oggi altrettanti differenti applicazioni del calore sulla cute: arrotolata e pressata e infine avvolta in foglie di gelso a comporre sigari, oppure schiacciata in piccoli coni .
In questo ultimo caso veniva schermata da una piccola barriera costituita da strati di diverse sostanze vegetali, come una fettina di aglio, di zenzero, di patata o di miso, a seconda della necessità terapeutica
In ogni caso, la realizzazione manuale di questi piccoli coni variava nelle dimensioni, da uno “grande come un unghia di pollice”, ad uno “piccolo come un chicco di riso”, passando per uno “medio come l’unghia del mignolo”.
Scegliendo invece la tecnica della moxibustione indiretta, quindi il sigaro, l’applicazione del calore potrà essere non solo concentrata su di un singolo punto, rimanendo ad un paio di centimetri dalla superficie corporea, ma anche circolare coprendo così un’area più estesa.
L’applicazione del calore non è casuale ma segue sempre specifici punti del corpo, gli stessi dell’agopuntura, in corrispondenza dei meridiani energetici.
La filosofia taoista individua in ciascun componente dell’universo una forza yin – oscura, fredda, umida, lunare, femminile – contrapposta e complementare ad una yang – luminosa, calda, secca, solare, maschile –. Se una delle due si trova in eccedenza o in carenza rispetto all’altra si genererà uno squilibrio; ma ciascuna delle due energie, proprio per la loro contiguità e complementarietà, può essere “curata” intervenendo sull’altra
Ecco perché la Moxa, con la sua concentrazione di calore “solare” liberato nella combustione, si rivela essenziale nelle condizioni di carenza energetica, in quelle aggravate da condizioni climatiche avverse e nel trattamento dei disturbi cronici nei quali il sintomo tipico avvertito dal paziente è la sensazione di vuoto e di freddo.